DESO
Indicazioni sull'oggettoStatuetta di Ermafrodito ritratto nella nota posizione in cui lotta per difendersi da un Satiro che tenta di violentarlo: con una rapida torsione del busto, esso doveva allungare il braccio destro per puntare le dita sugli occhi del Satiro, mentre con la mano sinistra ne afferrava il piede per farlo cadere all'indietro. La testa presenta una capigliatura a scriminatura mediana da cui i capelli, leggermente ondulati, si dipartono per raccogliersi, in forma di trecce, in parte in una crocchia sulla nuca, in parte formando un giro sopra la testa che si conclude con un nastro sulla sommità; ha lo sguardo rivolto verso l'alto, sottolineato dalle pupille degli occhi profondamente incise, e presenta la bocca aperta, con la chiostra superiore dei denti e la lingua in evidenza, lasciando trasparire un'espressione ridente.
DESS
Indicazioni sul soggettoLa raffigurazione del Symplegma tra Ermafrodito e Satiro costituisce un soggetto particolarmente diffuso in età ellenistica e romana, di cui si possiedono molte copie scultoree (tra cui vale la pena ricordare quella conservata all’Albertinum di Dresda) nonché riproduzioni su pitture parietali e musive, oltre che su una gemma. Basandosi su alcuni passi di Plinio, alcuni studiosi ritengono di poter identificare in questa composizione il symplegma nobile pergameno, creato da Kephisodotos il Giovane (Plinio, Nat. Hist. XXXVI, 24), mentre altri sono più orientati a riconoscervi il symplegma di Heliodoros (Plinio, Nat. Hist. XXXVI, 25), ma mancano tuttavia elementi probanti. La raffigurazione di questo soggetto in un mosaico di Antiochia, in cui il gruppo è raffigurato sia di fronte che di retro, conferma che l’originale o il prototipo di riferimento era in ogni caso scultoreo e non pittorico, come è stato invece ipotizzato dallo Schmidt. Altrettanto dibattuta è la cronologia fissata per la creazione dell’originale, individuata tra il III e il I sec. a.C.: tra le varie ipotesi, quella più attendibile la assegnerebbe all’età tardo-ellenistica, ovvero alla fine del II sec. a.C. o all’inizio del I sec. a.C. (Klein, Krahmer, Alscher). A suggerirlo sarebbe soprattutto il gusto dei “ritmi incrociati e complessi”, caratteristici del tardo ellenismo.